Con la musicoterapia riabilitativa si recupera il proprio “suono”

La musicoterapia riabilitativa può essere utilmente applicata a diversi tipi di pazienti, anche con disabilità grave, sia in ambito relazionale che comunicativo e musicale.

Dopo aver analizzato la musicoterapia preventiva destinata alle gestanti e ai bambini nella primissima infanzia, esaminiamo le possibilità di utilizzo della musicoterapia riabilitativa.

In questo contesto, la musicoterapia s’integra ad altri interventi di tipo medico, psicologico e riabilitativo: il paziente è quindi preso in carico con una molteplicità di approcci.

Chi sono i destinatari della musicoterapia riabilitativa?

In primo luogo, coloro che soffrono di disturbi della comunicazione.
L’intervento musicoterapico permette di migliorare la percezione delle potenzialità del proprio corpo, migliorando consequenzialmente le prestazioni motorie del soggetto in questione.

Inoltre, si assiste ad un incremento della stima di sé, aumentando la fiducia nelle proprie possibilità e potenziando le capacità comunicative globali.
Infine, la musicoterapia agisce sulle capacità attentive ed espressivo-linguistiche, incrementando l’attenzione alla realtà sonora circostante.

I pazienti che soffrono di disabilità motorie con danno celebrale possono incrementare il proprio controllo motorio, riducendo i movimenti stereotipati e incrementando il desiderio di comunicare ed esprimere se stessi.

La musicoterapia può intervenire anche nei pazienti che soffrono di ritardo mentale e demenze, normalizzando la sfera emotiva, riducendo l’ansia, aumentando la propria autostima e aumentando il proprio livello di energia nelle relazioni sociali.
Ne risulta una diminuzione dell’aggressività e un miglioramento globale dell’espressività.

Nei malati di Alzheimer ad esempio, c’è un effetto anche nella sfera cognitiva, dal momento che le aree cerebrali associate alla memoria musicale subiscono un danno minore rispetto ad altre zone associate alla memoria (memoria musicale preservata).
Il paziente affetto dal morbo, riesce ancora a godere delle melodie e a trarne giovamento sia a livello cognitivo che psicologico.

Nei pazienti in stato comatoso l’associazione della musicoterapia alle altre terapie e stimolazioni per favorire il “risveglio”, permette di migliorare la qualità di vita nelle persone in stato vegetativo e di minima coscienza, favorisce il recupero cognitivo quando esistono i presupposti potenziali e rinforza la pulsione vitale.

Nella presa in carico il musicoterapeutia compila una scheda sonora con le preferenze musicali del paziente prima dello stato di coma, riportate e recuperate dalla famiglia.
Nel protocollo di ogni seduta il musicoterapeuta rileva ogni minima “reazione” del paziente a stimoli ed ascolti sonoro-musicali.

In questo caso la musicoterapia agisce soprattutto in ambito relazionale, emotivo e musicale.

Infine, nei pazienti in stati oncologici e terminali la musicoterapia permette al malato di manifestare ed esprimere ciò che sente, prova o teme circa la sua condizione. Può scoprire e/o recuperare attraverso la musica, ricordi di esperienze piacevoli della propria vita a volte sopiti e dimenticati e che sono connessi ad una visione positiva di sè e da condividere con i familiari.

L’intervento musicoterapeutico nelle cure palliative si basa sulla competenza del musicoterapwuta nel riconoscere e cogliere lo stile espressivo e comunicativo di ogni persona.

La musicoterapia può essere utilizzata per raggiungere in questo caso, oltre alla riduzione di ansia e dolore anche il superamento di atteggiamenti depressivi e tendenze distruttive tipiche dei malati di cancro, innalzando spesso il tono dell’umore e accrescendo autostima e senso d’identità, elementi fondamentali per affrontare la malattia.

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