
Uno spazio nel centro storico, distaccato dalle direttrici usuali, sulla falesia tra cielo e mare, dove interrogarsi su cosa siamo e cosa saremo: una cappella che esalta il culto dei morti, ma anche un inno al buon vivere per i fatalisti.
L’inusuale luogo di culto viene costruito nel 1747 ad opera della locale Confraternita del Santissimo Rosario e rientra in quel memento mori che auspica la morigeratezza cristiana, per garantirsi la vita eterna. L.S.
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